È boom nelle generazioni più giovani quando alla dipendenza da smartphone. Ecco di cosa si parla e come combatterla.
Esistono e sono fra noi. Anzi, magari siamo anche noi dei loro. Parliamo del fenomeno degli smombie, gli zombie col telefonino che si aggirano per le strade delle nostre città con gli occhi perennemente incollati allo schermo dello smartphone, mettendo a repentaglio la loro e l’altrui sicurezza.
A ben vedere lo smombie – neologismo derivato dall’unione di smartphone e zombie – è un prodotto della dipendenza da smartphone, un problema di cui sempre più spesso si parla e che ormai viene attenzionato anche dai pubblici poteri. Diversi governi infatti hanno vietato – o pensano di farlo – l’uso del cellulare a scuola.
Il fenomeno della dipendenza dai dispositivi elettronici – accelerato soprattutto dalla pandemia – colpisce praticamente tutti, ma in particolare i più giovani che più di altri sembrano essere vulnerabili, in un’età dove il confronto con gli altri e l’emulazione sono realtà onnipresenti e ad alta intensità.
Per descrivere l’attaccamento morboso al telefono cellulare è stato coniato un altro neologismo, sempre in inglese: Nomofobia, ovvero no-mobile-phone-phobia, il terrore di rimanere senza smartphone e dunque tagliati fuori dalla rete di internet. Insomma, il “nomofobo” sperimenta un’angosciosa ansia da separazione nei confronti del telefono.
Al punto che chi soffre di nomofobia può essere colpito da veri e proprio attacchi di panico: eccessiva sudorazione, battito cardiaco accelerato, il respiro che manca. Ma anche tremori, vertigini, nausea, dolore al torace. C’è poco da fare: la nomofobia è una dipendenza dalle nuove tecnologie che a volte porta non solo a incubare ansia ma anche a mettere in atto comportamenti maniacali (come controllare continuamente la carica della batteria).
Per ridurre l’impatto della diffusione capillare dei telefoni tra i più giovani uno studio della Screens and Gaming Disorder Clinic e dall’Università Macquarie di Sydney consiglia ai genitori di adottare 5 trucchi. Prima di tutto bisogna fissare dei limiti alla rete WiFi domestica e ai dati mobili.
Utile anche disconnettere il WiFi prima di andare a dormire e negoziare con i figli gli orari e i limiti per usare il telefonino, senza dimenticare di prevedere delle conseguenze per la violazione delle regole concordate.
Seguendo questi consigli, il 32% dei genitori ha affermato di aver ridotto la nomofobia dei figli. La ricerca conferma insomma che privare di colpo dello smartphone i figli ossessionati da questo dispositivo non è mai la strategia più efficace sul medio e lungo periodo.
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